Da questa notte e per il prossimi due giorni si tiene a Messina l’antico rituale del pellegrinaggio della effige della Madonna di Larderia al suo sito di elezione: il Santuario di Dinnammare a Messina.
Per chi non ne conoscesse la storia e le leggende l’invito è di consultare le generose pagine su Internet .
Qui , noi oggi, vogliamo offrire soltanto qualche spunto di riflessione e di meditazione non liturgica sulla trasmissione dei simboli universali che via via va perdendo la pregnanza propria di “segni” di appartenenza all’unicum che ci compone e che componiamo .
L’effige della Madonnina di Larderia sia arrivata dal mare a dorso di due delfini.
Nella simbologia protocristiana il Cristo è un pesce ed anche il suo nome deriva dalla parola greca ICHTHUS (pesce) si sono riconosciute le iniziali delle parole Iesùs CHristòs THeù Uiòs Sotér, cioè Gesù Cristo figlio di Dio Salvatore.
Il delfino per via dell’assonanza tra “delphi” (delfino) e “delphy” (grembo), il era simbolo del principio femminile e del grembo da cui si genera la vita, oltre ad essere considerato in moltissime culture arcaiche una guida verso l’oltrevita.
La Madre di Dio venerata come principio di vita eterna arriva a dorso del proprio figlio che è contestualmente anche Padre. Arriva dal Mare e vuole andare sul monte più alto, il più vicino possibile alle stelle che nelle notti d’estate rifulgono invitandoci a riconoscerci nel luccichio dell’immensità.
La scritta sul santuario di Delfi ci ricorda l’eterno mistero, il compito più delicato, quello risolutivo: conosci te stesso e sarai innalzato alla Luce.
E dunque chi lo voglia potrebbe unirsi ai tanti in un pellegrinaggio iniziatico verso il monte più alto , l’antenna che sovrasta questo lembo di terra cara agli dei ed ammirare le stelle e i mari per poi discendere e recarsi presso la Fondazione Horcinus a Capo Peloro a lasciarsi meravigliare dallo scheletro di un delfino che ci somiglia troppo.
La venerata effige della Madonna di Larderia, oltre ad essere una porta mistica spalancata sull’invisibile, porta luce sul messinese Michele Panebianco, che la dipinse in anni in cui il suo genio primeggiava nella Città dello Stretto.
Il quadro di Larderia, libera replica di opera antecedente, continua ad essere simbolo di appartenenza civica.
Il suo autore, artista accademico sinora ostracizzato dalla cultura dominante, molto ci dice sui sentimenti di religiosità e fede espressi nella dimensione dell’arte dell’Ottocento.
Il corpus dei suoi disegni, sinora custoditi in collezione privata, presto sarà reso noto dal Centro Studi Michele Panebianco, che ha dato incarico di studiare la figura e l’opera del grande artista nel contesto della sua epoca.
Il Centro è dotato di 1200 opere inedite messe a disposizione dal collezionista tra le quali gli studi di preparazione e il bozzetto del dipinto della Madonna col bambino sorretta dai delfini ( Dinnammare).