Centro Mater Vitae – Messina
Nel corso del secondo appuntamento del ciclo di seminari «Gli strumenti del Kundalini Yoga» dedicati alle attività della mente e tenuti da Guru Jiwan Kaur e Karta Singh è stato possibile approfondire le connessioni esistenti tra corpo e psiche nelle relazioni con noi stessi e con gli altri.Nella prospettiva occidentale, infatti, le varie parti che ci compongono sono sempre considerate separatamente, come se fossero tutti aspetti da vagliare in maniera singola. Nell’approccio yogico, invece, organi, arti, parti del nostro corpo, ma anche pensieri ed emozioni sono tutti elementi connessi fra loro, capaci di rispondere l’uno dell’altro. Attraverso la tecnologia del Kundalini Yoga come insegnato da Yogi Bhajan, dunque, nel corso del seminario è stato possibile riflettere e sperimentare quanto ciò che ha un impatto su una parte del nostro corpo o della nostra psiche ha sempre un riflesso su un’altra zona ,che riceve quindi un’eco fisico ed emotivo.
Per mezzo di kriya e tecniche meditative specifiche si sono potute sfruttare consapevolmente queste connessioni. Utilizzando come punto d’azione primario la colonna vertebrale, che da un punto di vista fisico ed energetico è lo snodo centrale di tutte le attività del nostro corpo, abbiamo ascoltato e percepito i numerosi riflessi diretti sul sistema nervoso periferico, sugli innesti relativi al sistema nervoso centrale e dunque sulla nostra mente e sulle sue molteplici attività.
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Successivamente attraverso alcune pratiche di Pranayama (la scienza del respiro)abbiamo sperimentato uno spazio di consapevolezza che ci ha permesso di percepire l’impatto che l’altro ha su di noi. La relazione con l’esterno, infatti, è alla base della nostra intera esistenza. Come esseri umani siamo profondamente e naturalmente sociali e viviamo costanti scambi di informazioni con gli altri. Queste relazioni lasciano su di noi delle tracce,dei segni, a volte positivi, in altri negativi. In alcuni casi,in quanto esseri umani dotati di un’empatia innata, corriamo il rischio di essere travolti e non soltanto coinvolti dai rapporti con gli altri.
L’obiettivo del seminario è stato fare pratica con la capacità di costruire uno spazio meditativo nel quale avere la possibilità di sapere ciò che accade in noi e nell’altro e riuscire progressivamente a cercare di separarci dai meccanismi di reazione che spesso si generano. Essi ci permettono di stabilire una relazione con gli altri e con la nostra identità affinché essa sopravviva a questo scambio. Per questa ragione molti di questi meccanismi reattivi ci servono per sopravvivere, sono totalmente innati e necessari da conoscere e non da scacciare. La nostra sfera di consapevolezza è composta da molti elementi diversi, per gran parte emozioni. L’attività emotiva è multidimensionale e coinvolge non solo l’intelletto, ma la dimensione fisica ed ha quindi dei riverberi sul nostro interno organismo. Se non impariamo a conoscere i meccanismi di reazione che si generano in noi nella relazione con l’altro è possibile che si producano dei veri e propri sbilanciamenti fisici e psichici capaci di creare una postura emotiva,ovvero un approccio preconfezionato che ci conduce ad avere specifiche aspettative verso la realtà, tali da generare il nostro stato d’animo. Esso filtra e modifica ciò che percepiamo dall’esterno, rafforzandosi e riducendo la gamma di esperienze che la vita quotidianamente ci offre.
Centro Mater Vitae – Messina
La postura emotiva produce un riverbero mentale e fisico su ogni essere umano. Per rompere gli schemi che rafforzano la ripetizione dell’esperienza, ci autolimitano e non ci permettono di godere appieno le numerose opportunità che ci circondano, il Kundalini Yoga mette a disposizione moltissime tecniche meditative . L’attività meditativa ci consente di riconoscere e separare gli stimoli che arrivano dagli altri ed i meccanismi di reazione e difesa che possono generarsi dentro ognuno di noi. Quando portiamo l’eco del nostro passato nella relazione odierna con l’altro stiamo permettendo alla fantasia di prendere il controllo riversando sull’altro la nostra memoria emotiva che non ha a che fare con l’esperienza presente. Imparare progressivamente ad essere all’interno dello spazio meditativo ci permette di vivere diversamente la relazione che esiste tra noi e i diversi stimoli esterni, regalandoci la capacità di affrontare l’impatto emotivo derivante da ciò che ci accade senza indurci necessariamente a reagire.Le numerose meditazioni praticate dunque ci hanno donato gli strumenti necessari per andare oltre i traumi del passato, riconoscendo i pericoli, ma riuscendo ad andare oltre, senza precludersi la possibilità di affrontare nuove situazioni e nuove esperienze.
Nel corso del seminario Guru Jiwan Kaur e Karta Singh hanno indagato a fondo la differenza tra sensibilità e reattività. Essere sensibili significa sentire molto, percepire profondamente, sostenere l’esperienza fino a che il sistema nervoso lo consente ed essere in grado di produrre una risposta utile, un intervento mirato in una situazione di difficoltà. Reagire, al contrario, non è sentire, ma ricercare la via di fuga rispetto ad un’esperienza troppo intensa. Attraverso la reazione, infatti, viene interrotta l’esperienza, non vissuta, poiché in essa, chi reagisce riversa automaticamente il bagaglio karmico che gli appartiene,ovvero le tendenze di fondo che ogni essere umano possiede. La risposta reattiva si manifesta attraverso l’accumulo di esperienze che manteniamo nel nostro subconscio ( sul quale la mente razionale non riesce ad intervenire)e che trovano spazio quando il nostro sistema nervoso non riesce ad accettare e vivere l’esperienza. Per alleggerire il carico sul nostro subconscio abbiamo dunque utilizzato numerose tecniche di Kundalini Yoga come insegnato da Yogi Bhajan che hanno migliorato prima la relazione con noi stessi per poi comprendere l’interazione con gli altri, consentendoci di sostenere un’esperienza con l’ignoto più ampia, senza la necessità di costruire una risposta reattiva derivante dalle storie del nostro passato. Sensibilità intuitiva e reattività emotiva sono dunque i poli opposti lungo la soglia costituita dal sistema nervoso, che se adeguatamente rafforzato ed equilibrato ci consente di vivere un’esistenza piena e gioiosa.
Di Sach Prem Kaur (Giorgia Landolfo)