Villa Giovanna
Un dèjà vu, una forte sensazione di aver già vissuto un’esperienza, di essersi già trovati a contatto con un ambiente che riconosciamo e recuperiamo da quella parte di memoria che è la memoria implicita. Sensazioni di autentica naturalità, luce, anima. Così mi ritrovo nella dimora di Mater Vitae, un centro studi di discipline olistiche sul litorale nord di Messina, la casa quasi non si vede , nascosta dal verde, sulla spiaggia. Scendo da una vecchia scalinata e già dai primi gradini realizzo di trovarmi in un luogo preziosamente custodito. C’è una grande porta, non si suona un campanello ma ci si annuncia con un batacchio di ferro. Attraverso un piccolo cortile pieno di bonsai e piante grasse, oggetti di pietra, tolgo le scarpe all’ingresso, tutto ha che di sacro, le porte hanno un aspetto da fiaba. Una casa sull’acqua con dentro una fontana, un pozzo d’acqua dolce, oggetti di culture differenti, sembra esserci tutto il mondo, e tutto è poggiato con un senso determinato dal senso dell’armonia . Campane al silicio e ciotole sonanti di diversa forma, cuscini colorati, cristalli, c’è un bianco costante assieme alla musica del mare. Giovanna Costa, anima e corpo di Mater Vitae, ama definirsi custode temporanea di questo luogo, ed in esso vi appare come fata o angelo dai grandi occhi azzurri e trasparenti, a far compagnia all’acqua cristallina del mare di Pace, questo infatti è il nome del Villaggio dove sorge l’attuale “Villa Giovanna” . Costruita su una rocca sicura era destinata a vedetta borbonica regia guardia dal 1898, una casa da sempre amata da tutta la famiglia, impegnata a salvaguardarla dall’erosione delle coste sconvolte dai marosi dello stretto. Nella casa tante specie di piante, una casa nel mare penisola, con dentro un proprio ecosistema mantenuto dall’acqua dolce del pozzo sorgivo.
Giovanna ,come la sua casa è stata una bambina molto amata e prova per questo una grande gratitudine. La sua esistenza di bimba è stata scandita da frequenti viaggi nel mondo, ha fatto l’esperienza della giungla, ha visto gli indiani d’america, è stata nella pampas argentina, nel deserto del nord-Africa, in Amazzonia, nelle carovane dei berberi. Porta con se i cieli stellati del deserto, le musiche e quando racconta dei luoghi, delle volte celesti, si incanta e incanta. E’ una ricercatrice di suoni odori colori che sono l’essenza della madre terra, il dono che siamo e invita a sperimentarsi, chiudendo gli occhi entrando in pieno contatto con la parte ancestrale dell’essere. Per lei l’esistenza è il pieno e il percorso dell’uomo è uscire dal proprio pieno per entrare nel grande vuoto.
Villa Giovanna
Lì possiamo trovare la nostra essenza, là dove si è soli con la propria ricerca. Come donna si vede come un vulcano curioso, adora scoprire , non è mai statica, non si pone limiti, fa bagaglio di ogni cosa e rispetta l’esperienza di ogni giorno che si leva, come una radice in più che permette di sentire il contatto con la vita. Ogni cosa nella casa è espressione di ciò che l’essere può creare, ha una sua storia e lascia una vibrazione. Tutto è bello, esiste, ma l’appartenenza è temporanea, per questo si può diventare solo custodi di un luogo. Qualsiasi cosa è, perché dietro c’è l’amore che ognuno vi ha riposto. Ma Giovanna è anche le sue ciotole, le ciotole suonanti, così, racconta il suo primo incontro; tutto ha inizio da una sfera, per arrivare ad una ciotola che è cerchio, luna, femminile e ciclicità. In realtà è la ciotola che ha trovato lei. La sua prima ciotola è stata forgiata da un monaco e scaraventata da una parte, in un museo. Prima ne ha sentito il suono, poi l’ha presa tra le mani e così ha avuto inizio la sua ricerca sui suoni. Poi ad ogni viaggio ne portava una con sé. Da allora , in quella casa nascosta sul mare, la sua ricerca degli armonici non si ferma mai ed energizza tutto quello che c’è intorno. “Le ciotole suonanti” mi dice, “favoriscono la meditazione, accompagnano e muovono tutto verso l’infinito, l’universo.
Giovanna Costa
Siamo dentro un suono, tutto è frequenza e ciò che può portare un suono fatto d’acqua, è riequilibrio”. Un suono puro è luce bianca. Faccio esperienza di quanto narra e mentre lei suona, entro in un universo altro dove sono già stata milioni di anni fa, ai bordi della terra, posso vacillare e la sensazione di gravità è potente. Un tempo lontano, un deèjà vù per ritornare ad essere ciò che ero in partenza, in purezza, una preziosa visione della vita accompagnata da una fata.
(Alma Passarelli Pula)